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Nella piantagione di Lockless vive Hiram Walker: ha diciannove anni ed è nato schiavo, ma possiede qualcosa che lo rende unico. Il padre di Hiram è il proprietario della piantagione: come spesso accadeva all'epoca, ha messo incinta una schiava e l'ha poi venduta quando Hiram era solo un bambino. Della madre Hiram non ricorda niente, nonostante la memoria portentosa che, insieme alla sua intelligenza, gli ha permesso di lavorare a stretto contatto con i bianchi. Un giorno, quando Hiram ha diciannove anni, succede qualcosa di inspiegabile: gettato nelle acque tormentose di un fiume, il giovane scopre di possedere un misterioso potere. Un potere, una visione che si trasformerà in una missione, per sé e per tutto il suo popolo. La storia della sua fuga dalla piantagione e di come imparerà a controllare la «Conduzione» è la storia della sua presa di coscienza, individuale e collettiva. È la storia di un riscatto e di un amore: perché è la storia di una rivolta.
<p><span style="caret-color: rgb(33, 37, 41); color: rgb(33, 37, 41); font-family: "Source Sans Pro"; font-size: 13px; text-align: justify;">'Sommersi e salvati' è un classico contemporaneo che portiamo nel XXI secolo. Occorre rileggerlo anche avendo in mano le tracce delle letture precedenti. Quelle risposte non sono da gettare e comunque non sono fallaci. Raccontano la storia di una lettura che è prima di tutto la storia delle nostre incertezze e delle nostre domande inevase." (D.B.)</span><br></p>
Pubblicato nel 1868, è la storia della sconfitta di un uomo "assolutamente buono", il principe Myskin. Un romanzo intricatissimo di avvenimenti, pieno di affetti opposti e di opposti sentimenti morali che dominano tutta l'opera entro cui si agitano bene e male, odio e amore.
Un pallone aerostatico travolto da un improvviso colpo di vento plana su un prato verdissimo tra Oxford e Londra. Un uomo anziano cerca di scendere ma rimane impigliato in una fune e alcuni soccorritori tentano di aiutarlo, uno di loro morirà. Inizia cosi questo romanzo di McEwan sull'amore e le sue ossessioni, da una disgrazia che sconvolgerà la mente di Jed Parry, un giovane con manie religiose vittima di una patologia erotica. A farne le spese è Joe Rose, divulgatore scientifico, uomo fragile e deluso, legato alla bella Clarissa, che adesso è costretto a mettere in discussione la propria vita. Jed si è follemente innamorato di lui ed è convinto di essere ricambiato. Con ironia sottile e un gusto della comicità del tutto nuovo, Ian McEwan dipinge questo amore omosessuale assoluto: un'ossessione assurda e grottesca oppure la forma più pura di devozione e passione? Perché chi può dire cosa sia l'amore?
Fu Benedetto Croce che sollecitò Ada Gobetti a raccontare agli amici che cos'era stata nel suo svolgimento quotidiano la lotta di liberazione. Ada così rievoca la sua avventura di madre che va a combattere accanto al figlio Paolo, diciottenne, e ne divide i pericoli e i disagi. Non c'è divario tra la donna che sfida le pattuglie tedesche e la madre in perenne ansia per il figlio. Ada è animata da una passione di libertà, da un bisogno di azione, da una femminile concretezza e semplicità che si ritrovano intatte sulla pagina, in cui affiora anche la sua vena di schietto umorismo. Accanto a lei figure di comandanti, di politici, o di semplici partigiani. Introduzione di Goffredo Fofi. Nota di Italo Calvino. Postfazione di Bianca Guidetti Serra.
Nel 1967, Adam Walker ha vent'anni e studia a New York; la sua unica aspirazione è diventare poeta. Durante una festa conosce l'enigmatico professore parigino Rudolf Born e la sua seducente fidanzata, Margot, con la quale ben presto instaura una relazione. Rudolf, scoperto il tradimento, caccia la donna senza tuttavia mostrare risentimento nei confronti di Adam che continua a frequentarlo sino a quando, una sera, non assiste alla criminale esplosione della sua aggressività. Consapevole di aver vissuto un'esperienza che lo segnerà per sempre, Adam trascorre l'estate in città con la sorella, ritrovando il legame che li unisce sin dall'infanzia. In autunno Adam dovrà partire per Parigi, la città in cui è tornato a vivere Born. Adam sa bene che difficilmente potrà evitare di incontrarlo e che si dovrà così confrontare con la parte più nera e imperscrutabile della propria anima.
C'è una donna ferma sulla soglia di un convento. Deve entrare, ma ha paura. Oltre quella soglia, lo sa, avverrà la resa dei conti. Perché è lì che si trova sua figlia, un'adolescente scappata di casa dopo l'ennesima lite con lei. Ed è lì che vive la persona che molti anni prima l'ha abbandonata senza una parola, per seguire la propria vocazione. Emanuela Canepa scandaglia i conflitti sotterranei che si annidano in ogni rapporto. Lo fa attraverso tre figure femminili. Una madre, alla quale la figlia rimprovera un'esistenza di rinunce. Una figlia, che la madre ha sempre sentito inaccessibile. E una suora, che ha lasciato tutto, anche la sua più grande amica, per abbracciare senza riserve il proprio destino. Tre donne profondamente legate tra loro, eppure in costante fuga l'una dall'altra. Perché ogni legame d'amore può diventare un cappio, e ogni distacco trasformarsi in battaglia.
È lecito distruggere un uomo politico, sia pure spregevole e privo di scrupoli, attaccandolo sui segreti più intimi della vita privata? E un grande artista, per difendere la propria ispirazione, è autorizzato a ignorare una persona che sta rischiando la vita? Amsterdam è il palcoscenico ideale di una buffa e terribile resa dei conti, "una tragicommedia in cui nessun personaggio è amabile" che, con piacevole e insieme graffiante ironia, ci interroga sul valore di alcune scelte etiche fondamentali. Con questo romanzo Ian McEwan ci regala una sinfonia breve e grottesca sull'odio e la vendetta. Feroce e leggera, la penna di uno dei più grandi scrittori inglesi contemporanei ci trascina abilmente in un appassionante racconto che ritrae il deserto morale di fine millennio. Nel 1998 il romanzo ha vinto il prestigioso Booker Prize.
Protagonista di "Branchie" è Marco Donati, un ragazzo che studia il comportamento dei pesci, malato terminale, con madre ossessiva e fidanzatina. Dall'abulico trascinarsi da una festa all'altra nella Roma dei quartieri alti, Marco precipita in una avventura senza limiti, come un cavaliere senza paura, in un'India che sembra il capolavoro di un falsario pazzo. Road movies, quiz col domandone nei momenti più critici, demenziali sport estremi e molto altro. Tutto frullato come in un "tramezzino ripieno di baccalà, broccoli, maionese e cipolle al curry".
Gianni Rodari sapeva trasformare ogni occasione in poesia. Questa antologia, che raccoglie storie e filastrocche di tema natalizio tra le più note e divertenti dell'autore per ragazzi, è un colorato biglietto di auguri per una festa che abbraccia tutto il mondo. Davanti ai regali che tradizionalmente ci si scambia il 25 dicembre, sotto l'albero addobbato a festa, in mezzo alla neve, durante il passaggio dal vecchio al nuovo anno o vicino alla calza della Befana, Rodari ricrea la speciale atmosfera delle feste, e parla al cuore e all'intelligenza di lettori piccoli e grandi. E se è vero che Natale, Capodanno, Epifania sono ancora occasioni di incontro in famiglia, di affetti ritrovati, di calore, di serenità, non c'è dubbio che nella magica e ineguagliabile atmosfera delle feste, i versi e le parole di questo libro possano anche riuscire ad accompagnarci felicemente, come auspicava Rodari stesso, lungo la strada della speranza in un domani migliore. Età di lettura: da 5 anni.
Chissà se il ragionier Bianchi, rappresentante di commercio degli anni Sessanta, che al telefono ogni sera raccontava alla sua bambina favole straordinarie, oggi userebbe il cellulare o l'e-mail... In ogni caso le "Favole al telefono" sembrano non conoscere il passare del tempo: i paesi visitati da Giovannino Perdigiorno, la minuscola Alice Cascherina, i personaggi anticonformisti, gli eventi imprevisti e le dolcissime strade di cioccolato costituiscono i punti di forza di quella inesauribile capacità di invenzione, che Gianni Rodari sapeva coniugare con l'osservazione della realtà. Età di lettura: da 6 anni.
Tra il 1965 e il 1966 Hannah Arendt tenne due corsi universitari, il primo alla New York School for Social Research e il secondo all'Università di Chicago, intitolato "Proposizioni morali fondamentali". Il corso alla New School fu suddiviso in quattro lunghe lezioni. Questo volume contiene il testo delle lezioni tenute a New York, a cui sono state aggiunte in nota le variazioni più rilevanti del corso di Chicago.
Che cosa vuol dire essere uomini? Gettarsi a capofitto contro gli ostacoli a costo della morte, o pianificare con astuzia ogni mossa? Inseguire la verità, o manipolarla? Essere Achille, oppure Odisseo? «Nessuno fra gli antichi Greci ignorava la profonda distanza caratteriale che divideva i due eroi. Nessuno ignorava la vita di Odisseo e la morte di Achille, l'astuzia del primo e la schiettezza del secondo, la riflessività dell'uomo maturo e l'impulsività del giovane. Il loro desiderio di uccidere la morte. L'uno schivandola. L'altro disprezzandola». Fin dall'antichità, Odisseo e Achille sono considerati i paradigmi di due modi antitetici di affrontare la vita. Da una parte un'intelligenza duttile, capace di adeguarsi alle circostanze per aggirare gli ostacoli, dall'altra la ferocia di chi pretende di dare forma alla realtà. Odisseo sa aspettare, sopportare, pur di salvarsi. Achille no, consuma l'attimo, divora la propria esistenza. Perché è troppo schietto, istintivo, collerico, almeno quanto Odisseo è prudente, strategico e ingannevole. L'uno rivolto al futuro, l'altro concentrato sul presente, sono entrambi incapaci di fare i conti con il passato. E sono fragili, come tutti noi, come noi destinati a un corpo a corpo con la loro finitezza. Ma che cos'è l'eroismo se non vivere fino in fondo la propria condizione mortale? Attraverso lo sguardo di Achille e Odisseo, Nucci racconta due visioni diverse del mondo, tanto radicate nell'immaginario collettivo da riuscire a parlare, ininterrottamente, al nostro tempo.
Due adulti sposati (non tra loro) si ritrovano uniti da una passione incontrollabile e da un amore coriaceo, particolarmente resistente alle intemperie. Viviana è sexy, vitale e intrigante, e ha un notevole talento per i discorsi intorcinati. Modesto è meno chic, ma abilissimo nell'autoassoluzione. Moderatamente vigliacco, aspirerebbe alla prosecuzione a tempo indeterminato della doppia vita piuttosto che a un secondo matrimonio, visto che già il suo non è che gli piaccia granché. Ma Viviana, nella crucialità del dilemma, trascina Modesto dall'analista, alla ricerca di una possibilità di salvezza per il loro rapporto ormai esasperato da lacerazioni continue. Un romanzo a due voci, maschile e femminile, che si alternano a raccontare la loro storia mentre la vivono e ci trascinano in un'immersione nelle complicazioni dei sentimenti, nei conflitti che apriamo continuamente per la paura di affidarci all'amore e dargli mandato a cambiarci la vita.
<p><span style="caret-color: rgb(33, 37, 41); color: rgb(33, 37, 41); font-family: "Source Sans Pro"; font-size: 13px; text-align: justify;">Il professor Coleman Silk da cinquant'anni nasconde un segreto, e lo fa così bene che nessuno se n'è mai accorto, nemmeno sua moglie o i suoi figli. Un giorno però basta una frase (anzi una sola parola detta per sbaglio, senza riflettere) e su di lui si scatenano le streghe del perbenismo, gli spiriti maligni della "political correctness". Allora tutto il suo mondo, la sua brillante vita accademica, la sua bella famiglia, di colpo crollano; e ogni cosa che Coleman fa suscita condanna, ogni suo gesto e ogni sua scelta scandalizzano i falsi moralisti. Non c'è scampo perché "noi lasciamo una macchia, lasciamo la nostra impronta. Impurità, crudeltà, abuso, errore, escremento, seme: non c'è altro mezzo per essere qui".</span><br></p>
«Con il passare del tempo mi sono reso conto che, se mi è piaciuto scrivere tutti i miei libri, è stato con questo che mi sono divertito di più. Forse perché, oltre che "scritte", queste vite sono state "lette" », dichiara Marías nella premessa. O meglio, in un'appendice alla premessa, che risale a sette anni e sette mesi dopo - e gli appassionati di numerologia potranno sbizzarrirsi - la prima edizione del volume. Sarà forse perché "Vite scritte" nasce come una sfida che lo scrittore lancia a se stesso: scegliere una ventina di autori, trattarli come personaggi letterari, rivelare i particolari più curiosi delle loro vite, troppo spesso trascurate a favore delle loro opere. La scelta e l'ordine di apparizione sono arbitrari, ma Marías si impone due regole (altrimenti che sfida è?), ovvero che gli autori non siano spagnoli e che siano rigorosamente morti. E così, in questo libro si incontrano, tra gli altri, un Faulkner che scrive per poter comprare cavalli, Conrad in un'insolita versione sulla terraferma, una Blixen seduttrice di giovani poeti, Joyce grande estimatore dell'attività scatologica della moglie Nora - che forse non a caso lo definí «un fanatico» -, Tomasi di Lampedusa emblema del fumatore accanito e proverbiale autore postumo. Alcune storie si incrociano, come quelle di Conrad e James, legati da una cordiale antipatia, o si ingarbugliano in astiosi legami familiari, come succede per Madame du Deffand e Julie de Lespinasse. E poi, come in una singolare mise en abîme, l'infanzia di Kipling e delle sorelle Bronté diventa «dickensiana», o lo stesso Marías si trasforma in un personaggio della biografia di Nabokov. Corredato delle immagini più celebri di questi artisti, che Marías ha collezionato per anni in forma di cartolina, "Vite scritte" ci accompagna in un viaggio insolito attraverso vite talmente incredibili da non poter essere altro che, inevitabilmente, vere.